Nelle Mani del Nemico!

Sono passati circa due mesi dalla cattura degli eroi.
Trasferiti da Aoraki alla terribile prigione di Rocca Zelos, vengono privati di tutti i loro averi e sfruttati fino allo sfinimento durante i lavori forzati.

La disperazione dei prigionieri viene assorbita da un vessillo presente nel carcere e tramutata dallo stesso in energia per gli armati kireniani.

A fare da padrone in questo oscuro luogo vi è Solon, un orrore dalle sembianze terrificanti e le sue furie, donne dal volto ceruleo e prive di alcun sentimento.

I pochi armati sfuggiti alla cattura hanno elaborato un piano parecchio rischioso, che prevede l'assalto di un contingente kireniano che sta portando l'acqua di Aoraki alla prigione, necessaria all'esercito degli orrori per non perdere il raziocinio e l'inquinamento della stessa in modo che, una volta bevuta, possa indebolire i carcerieri ed agevolare la fuga dei loro compagni altesiani.

Andato a buon fine l'assalto, gli eroi liberi raccolgono informazioni dai cadaveri dei kireniani e dal loro schiavo.
Venuti a conoscenza dell'impossibilità di disattivare dall'esterno la barriera magica che circonda la prigione decidono di far cadere alcune armi all'interno del fossato e farsi catturare per poter aiutare i loro compagni con le informazioni raccolte dall'interno di rocca zelos.

Riuniti ai loro compagni, gli eroi vengono divisi in tre settori a svolgere lavori logoranti, con al collo catene magiche di fattura differente e che li rendono incapaci di usare i loro poteri e abilità.

La fretta di recuperare le chiavi per liberarsi delle catene e di creare un possibile diversivo si rivela una pessima scelta e molti eroi cadono sotto il peso della fatica e le percosse dei carcerieri vista l'impossibilità di essere curati con le catene addosso.

Gli eroi riescono a passarsi informazioni da settore a settore e dopo una rivolta fallita riescono a prevalere sulle guardie che, spossate dall'acqua bevuta, non possono fare altro che soccombere.

Preso il controllo della rocca, i prigionieri costringono le furie, Solon e le poche guardie a rinchiudersi in alcune stanze della rocca.
Dopo aver disattivato la barriera magica messa a protezione della prigione e aver distrutto tutti i vessilli che andavano a potenziare i kireniani e i loro aguzzini, gli eroi decidono di far esplodere il loro luogo di prigionia.

Ciò che ne rimane viene chiamato cratere Dingo.
Gli eroi sono liberi, ma la perdita di alcuni compagni si è fatta sentire, ora più di tutto una volontà li accomuna: Kirene deve cadere.